L'architrave della follia, di Andrea Quadrani

Dentro, due gradini, a sinistra, dentro. Fuori, a destra, due gradini, fuori. Dentro, due gradini, a sinistra, dentro. Fuori, a destra, due gradini, fuori. Così dalla mattina alla sera, giorno per giorno, mese per mese e, ovviamente, anno per anno. Ma vi pare che un povero cristo debba continuare così. Non mi pareva giusto perseguitare dei lindi gradini, scarpe lise, piedi gonfi, per giorni filati, in questa nenia assurda. Eppure, ogni volta che passavo e ripassavo sentivo che qualcosa accadeva, che il cervello apprendeva nuove verità, come attaccato ad una presa di leggerezza. All’inizio solo piccole schegge, brandelli di vita vissuta contemplata e riutilizzata, poi grossi grappoli di facce, situazioni, visioni; dopo qualche tempo anche luoghi calpestati si sovrapponevano a strati nella mia mente e certe volte ne uscivano fantastiche alchimie visive. Visionario. Folle. Drogato di percorsi che si ripetevano anche all’infinito, entravo ed uscivo sempre più voglioso di nuove allucinazioni.

C’erano altri. Lo vedevo e lo sentivo per come parlavano e vivevano. Si percepiva che anche loro partecipavano di queste rivisitazioni temporali. Con un po’ di coraggio, mi approcciai a qualcuno di loro: fantastico! Ognuno era colpito in modo diverso: amori passati, gente incontrata, animali leggiadri, follie, tempi andati, luoghi inaccessibili … ognuno rivisitava qualcosa della sua vita passata e futura, sempre e solo dopo essere entrati ed usciti. Iniziai a studiare le mie azioni e quelle degli altri, rapportandole alle persone fuori. Quelle che giornalmente non ripetevano quel lento deambulare sugli scalini. Eravamo diversi. Eccezionalmente diversi. Noi più umani, squilibrati, armoniosi; loro più duri, convessi, ostili. Poi un giorno ebbi una illuminazione: l’architrave sotto la quale si passava, irradiava follia; una follia pura ed assoluta; una follia da usare per il piacere; rendendosene conto oppure no. Poco importava, se il semplice passaggio aiutava ad essere diversi e liberi. Peccato per quelli fuori per sempre. Ma non tutti possono essere eletti, non vi pare? 

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