Dialogo&movimento, di Andrea Quadrani
Ero in quel luogo da un tempo indefinito; non
capivo più niente, tutto mi appariva così confuso, distorto.
- Ah, confuso,
fino a qualche tempo fa non avresti detto così!
La mia
coscienza mi parlava? Oppure era un’illusione? Grottesco, io lo giudico
grottesco, ci sono io qua, non te voce disturbatrice; vorrei vedere te al mio
posto, ma te, te ne stai là a disquisire sulla mia umanità ed a sentenziare. Ma
TU tu, non ti sei mai messa in gioco? No, capisco che è inutile dialogare con
te, che parli, farfugli, giudichi e basta; solo tu puoi parlare; io adesso sto
solo vaneggiando.
Ancora quel
rumore, ancora quella sensazione, di tormento e ogni tanto quel rumore! Solo
quel rumore bastava per distruggere le mie ultime certezze, solo quel rumore
serviva a mietere dubbi dal mio intelletto.
- Come ci si
può ridurre così?
Ancora!!! Ma
perché non mi lasci un po’ in pace!!! Neanche adesso riesco a stare un po’
tranquillo!!! Non basta questa situazione; lasciami stare per favore, fai parte
di me, ma lasciami stare.
La situazione
era strana e quindi la tensione era palpabile in tutta la stanza; non potevo e
volevo credere che mi fosse capitata questa cosa; perché tutto a un tratto era
accaduto ciò? Non lo so, però ora il momento era duro, dopo quasi un’ora era addirittura
complicato, non ce la facevo più; volevo andare via e contemporaneamente
restare là tutta la vita; ero prostrato e nello stesso tempo gasato; la
circostanza mi stava sicuramente scappando di mano. Il rumore, il movimento,
l’odore, i mugolii, mi stavano facendo impazzire e più impazzivo più mi
piaceva… che strana situazione.
- Smettila, ti
farà male!
Ah, ma allora
mi vuoi proprio irritare. Non ti dovrei badare mai, tanto meno adesso. Il fatto
che te ne esci con queste frasette saputelle ogni due secondi mi sta facendo
proprio arrabbiare; anzi no, mi fai ridere, proprio ridere, non ne posso più di
te e ridere è l’unica reazione che mi viene in mente, nei confronti tuoi e nei
confronti dell’affare che mi accade ora. E, infatti, scoppio a ridere
improvvisamente, una risata scrosciante e lacrimosa che mi scuote e che per
pochi istanti fa cessare la tortura alla quale sono sottoposto.
- Si chiama
tortura, adesso…
Beh, il fatto
che tu parli ancora mi fa capire che non ti basta mai! Non ti basta mai sentire
la tua voce gracchiante che cerca di ottenebrare, senza risultati, la mia mente
e il mio pensiero.
Tutto è
ricominciato. Ormai sento che sto per cedere. Eppure non dovrei, ma i sensi mi
dicono che non posso resistere ancora tanto; resistere era la mia idea fin dal
principio; resistere era il mio credo lungo la parabola ascendente di questi
minuti incredibili ed infatti resistere è stato il verbo della situazione. Ma
un uomo non può resistere molto, è ovvio e d'altronde alla fine tutto è partito
per arrivare a questo; tutti questi movimenti sempre più accelerati, tutti
questi gemiti, tutta questa aria che si muove, tutti questi liquidi che
distruggono le elementari leggi della natura, tutto questo odore di fiori e
sudore, tutto questo rincorrersi, tutto questo salire e scendere, tutto questo
stranirsi, tutto questo essere parte di qualcosa e a volte rendersene anche
conto, tutto questo porta ad una incommensurabile realtà, che a molti può
parere strana, ad altri normale, ma a tutti tremendamente atipica, una realtà
per certi versi causale e vigliacca, pronta e umana, per una situazione
esplosiva e pelosamente impudica…
- Ecco che
viene… la realtà dell’uomo di oggi… la realtà di una follia…
Taci! La
realtà è che, molti lo possono testimoniare ed io oggi con loro e tra pochi istanti
ormai, perché non ce la … faccio proprio… più… l a r
e a l t à…………… è……che non si può resistere….proprio…………n o
n si…. può…..e
direi…..non ……si deve…….resistere….a un………..pompino ben
fatto…!
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