L'annuncio - dedicato agli Amici dell'ape al Gufo e ai loro racconti immor(t)ali - di Andrea Quadrani
Ero svogliatamente seduto su di una
seggiola un po’ instabile, davanti ad una scrivania dalle gambe rosse. Il
computer portatile davanti a me, rimandava una pagina bianca cinta di azzurro.
Ero seduto in quella posizione da un bel po’ di tempo. Non saprei definire
quanto. Cercavo il modo migliore per scrivere il mio annuncio. Non mi veniva la
prima parola. La parola che ogni scrittore teme di più: la prima. Ore passate nel
tentativo di forgiarla, plasmarla, renderla viva e poi finalmente scriverla e
renderla immortale. Le altre seguono poi con facilità; perché sono tutte già
pronte, là dentro le teste calve o capellute di tutti i colori, degli scrittori
del mondo. Io però non sono come loro, non potrò mai essere al loro livello.
Devo solo scrivere un annuncio da mettere in un sito di aste online. La prima
parola però è importante uguale. Perché le altre le ho anch’io già belle che
pronte e chiare anche, dentro il mio cranio sudato e pelato. Mi alzo e vado
verso l’angolo cottura. Ci si può cuocere anche senza accendere i fornelli
oggi. Il caldo torrido è arrivato. Miete già i primi commenti di eccezionalità
e le prime vittime animali. La cuccuma con il caffè è ancora piena e calda. Mi
verso un po’ di liquido nero in una tazza sbeccata; si è staccata una renna dal
corteo di babbo-natale, portandosi via un pezzo di ceramica. Può essere
accaduto in qualsiasi momento, ma anche sforzandomi, non ricordo quale. Forse
durante l’ultima prova? Mah. Sorseggiando la bevanda calda e camminando verso
la stanza di lavoro, ci penso. Alla prova e alla renna. E all’annuncio
ovviamente. Vado alla finestra aperta. La tapparella è abbassata e filtra
attraverso la zanzariera rattoppata, una lama di caldo giallo e umido. Giro lo
sguardo intorno. Da quanto è che non pulisco il mio buco? Troppo impegnato a
provare e a pensare e mi riduco come un umano, che gli animali son persino
troppo puliti. Gli umani invece appaiono spesso puliti fuori, ma dentro, dentro
cosa sono? Ciuccio l’ultimo sorso e i rimasugli dello zucchero, facendo un rumore
con la bocca che pare un fischietto. Poso la tazza insieme ad un cumulo di
piatti e bicchieri sporchi, come in rovina. Mi sento un movimento interno.
Quindi a passo svelto vado in bagno ad emettere una sentenza pesante. Seduto là,
penso al mio futuro legato in maniera così forte al futuro di tanti altri.
Inconsapevoli e colpevoli. Non ne sono così sicuro ormai. Dopo tanto lavoro e
tante soddisfazioni: la gente che parla di me, gli articoli dei giornali, la
fama, la gloria, mi sento un po’ spaesato. Un po’ fuori. Fuori tempo e luogo.
Questo penso seduto là nel cesso. Mi concentro sulle cose importanti e subito,
splot, cago. Mentre lavo le mani, un pensiero lieve mi passa in testa. Che
abbia preso la decisione giusta? Sì dai, ci ho pensato e ripensato e, sì dai
penso che sia giusta. Sì. Sì. E mi viene anche l’idea per l’annuncio. La doccia
la sposto a dopo. Devo seguire l’ispirazione. Vado svelto alla scrivania e
toccando i tasti del computer, entro nel magico universo parallelo. Accedo al
sito di aste online. Vado alla pagina hobbies e scrivo veloce il testo, e
mentre scrivo mi sento improvvisamente felice e leggero:
“ Causa cessata attività, vendo duecento
chili di fertilizzante al nitrato di ammonio e quattro detonatori NONEL quasi
nuovi …
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