Le avventure dell'uccellino-mangiatore-di-briciole, di Andrea Quadrani


L'uccellino-mangiatore-di-briciole ed io assistiamo, un po' inquieti, al passaggio dell'elicottero giallo. Lui becchetta poco stamattina, ma un po' di acqua dal sottovaso l'ha bevuta. Mi guarda perplesso. E' indeciso se andare o restare.

Poi resta. Mi guarda piegando leggermente il capino. Capisce che sono un po’ contrariato e improvviso vola via. Lo guardo volare. Fa un’ampia virata in cielo, come a fare uno spettacolo solo per me e poi torna indietro e plana sotto i gerani. Non è venuto a sollevarmi. È venuto a sfogarsi. Non è contento degli umani. Vorrebbe andare in un posto popolato solo di animali della sua specie e di altre. Vede troppe vite triturate da dubbi e invidie e da bilance. Gli chiedo subito, se per bilance intende quelle dove si pesano gli animali morti, per poi farceli mangiare? Mi guarda. No! Però adesso che l’ho fatto pensare, anche da quelle sì. No no, lui intendeva le bilance per le vite. Secondo lui, piccolo uccello ‘inutile’, la maggior parte delle decisioni degli umani è fatta con l’aiuto di una bilancia. Si pesa tutto. E in base al peso, si prendono le decisioni. Finché le pesate non fanno soffrire nessuno, sottolinea il pennuto, posso anche essere d’accordo col metodo. Il problema si pone quando ovviamente, pesando tutto, si creano delle catene, degli incroci, degli scontri, difficili poi da sciogliere. È lì che parte il trituramento. Chi non fa parte della prima pesata ed è scartato, di conseguenza si rifarà sulle sue pesate e via all’infinito. E inconsapevolmente tenterà di rendere quello che lui pensa essere un torto subìto. Questo ovviamente secondo me, dice mentre sbevucchia dal sottovaso della mentuccia. Ci devo riflettere, gli dico io. È un’interessante visione del mondo e di noi umani.

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