'Bombolino' assassino, di Andrea Quadrani
Il sudore
continuava ormai incessantemente a scendere sul mio viso dall’alto. Tutto il
corpo era sudato e bagnato, ma dalla mia testa pelata, il sudore era talmente
copioso, che mi annebbiava ormai la vista; da dove usciva tutta quell’acqua?
Non si stava per caso sciogliendo il cervello? Ecco, un altro problema si
stagliava all’orizzonte: i miei poveri quattro neuroni si squagliavano come
neve al sole. Caspita! Non dovevo pensare! Solo un problema alla volta dovevo
cercare di risolvere!
Era urgente
ora cercare la via d’uscita a quella situazione; mi c’ero buttato a capofitto
senza pensare alle amare conseguenza (o dolci in questo caso). Guardai il mio
avversario: sembrava messo peggio di me, sia nell’aspetto, sia nei numeri.
Ormai da parecchi minuti non facevo caso alle urla d’incitamento o alle urla e
basta, che provenivano da tutto intorno a me. All’inizio sembravano incitare,
poi col passare del tempo erano sempre più traboccanti di cattiveria e di
invidia.
Anche il mio
antagonista pareva infischiarsene. Pure lui si era creato una sua bolla d’aria
e di spazio ove fare tutto senza pensare a niente.
Il tempo
passava lento.
La situazione
stava diventando drammatica.
E tutto per un
gioco, anzi una scommessa; di più, un’assurda scommessa.
Guardai la mia
mano sudata, che teneva con finta delicatezza quel magnifico e terribile
oggetto: una cosina sferica golosa; un piccolo bignè morbido, ripieno di crema,
grande poco più di una noce. Sentivo che mi fissava anche lui, con quel suo
aspetto tranquillo, quasi benefico. Invece c’era un pericolo inaudito dietro
quella finta pacatezza.
Lo portai
lentamente alla bocca e mentre entrava, buttai l’occhio per un istante, all’altro
contendente. Si era afflosciato e pareva non muoversi più. Era troppo tardi, il
‘bombolino’ (questo il rassicurante nome
dello sferico oggettino), era già entrato nelle mie fauci e sia pur con fatica
scendeva verso le cavità del mio corpo. Senza controllo da parte mia, stava
seguendo le sorti dei suoi innumerevoli fratelli. Appena arrivò in fondo,
iniziai ad avere delle allucinazioni sia visive sia uditive: vedevo giallo ovunque
e sentivo stridenti urletti, simili a miagolii. Mi parve di svenire. Chiusi gli
occhi e mi appoggiai al tavolo. Le urla crescevano. ‘Vittoria, vittoria’, si
sentiva. Sempre più adagio ‘vittoria’. Sì, ma vittoria di chi? Chi aveva vinto?
Non si riusciva a capire e, in un certo qual modo a me e al mio compagno e avversario,
poco importava ormai.
Appresso
scoprimmo: Il Bombolino aveva vinto! A lui era dedicata la festa degli
spettatori! Maledetti! Tenetevi pure il vostro vincitore, il vostro nuovo eroe
da seguire, che ne avete bisogno di continuo. Soli proprio non riuscite a
stare. Col cuore vi auguro, un giorno, di non trovare più alibi e di fare la nostra
stessa fine.
L’importante è
che non battiate il nostro record: centoquindici cari, dolci, amabili,
bombolini a testa in una sola ora della nostra vita…
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