Le avventure dell'uccellino-mangiatore-di-briciole (che fatica), di Andrea Quadrani
Che fatica spiegare ai piccioni che le
briciole sul terrazzo non sono per loro.
Che fatica spiegare
all’uccellino-mangiatore-di-briciole, che il pane è poco perché sono a dieta.
Che fatica spiegare a me perché sono
stato messo a dieta.
Che fatica spiegare alla dieta che tipo
sono rispetto a lei.
È tutto comunque unito da un unico
avvenimento. Il cambio del panificio di riferimento a un altro con la materia
prima meno buona, che riesca così a impormi di mangiare meno pane. Sperando che
l’ardito esperimento continui e riesca, son qua appoggiato alla ringhiera del
terrazzino a meditare. Il tempo è mediocre, salvato solo da un’allegra aria
frizzantina proveniente da nord. La sento solleticare il viso e i quattro
cinque peli che formano la mia barba in ricrescita. Un’altra idea. La barba,
come se il cambiamento anche visuale, possa in qualche modo incidere
sull’umore. Qualche esperto afferma di sì. Altri no. Io che penso? Chi se ne
frega, ecco quello che penso. Se devo pensare a ogni azione che influisca sulla
mia mente o corpo, non mi passa più; il tempo. L’aria frizzantina ha però
attivato i succhi gastrici e mi sta già venendo un certo languorino. Non ho
fatto che un passo che zac, come una rasoiata sul collo venuta male, atterra in
velocità l’uccellino-mangiatore-di-briciole; il quale forse tradito per una
volta dal vento, va a sbattere contro i gerani appena sbocciati e cade al suolo
stordito. Me ne curo meno che niente e mi limito a chiedere se sta bene,
controllando ben di più i boccioli dei gerani. Sì sì tutto apposto è la sua
falsa risposta. Soltanto che l’ora è sbagliata, briciole non ce ne sono, e lo
avverto di questo. Mi replica che non è venuto per questo; ma per ringraziarmi
di aver spiegato la situazione ai piccioni. Grazie al tuo razzismo sui volatili,
posso ora mangiucchiare le bricioline che mi lasci, anche se poche e di bassa
qualità.
Razzismo? Poche? Bassa qualità? Sono
basito. Macché basito per una volta dico le cose come stanno: sono molto
arrabbiato e rientro in casa, chiudendo la porta-finestra con rabbia. Mi siedo
e cercando di calmarmi continuo a fare il cruciverba lasciato incompleto e
mormorando tra me: che fatica pensare a quello che sentono gli altri; che
fatica non farli offendere; che fatica capirli.
Il pennuto mi osserva da dietro il
vetro. Mangiucchia tutto. Si sbevazza un po’ di acqua filtrata dal vaso della
mentuccia e vola via. Appena non ha più il terrazzo sotto i piedi, pensa: che
fatica volare e che fatica intendersi con gli umani.
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