Discussioni all'alto (i mangiatori di briciole volanti), di Andrea Quadrani

L’uccellino mangiatore di briciole è partito per il suo viaggio lontano. Dopo una lunga assenza si sono presentati due uccellini, mangiatori anch’essi di briciole e molto silenziosi, anzi muti. Ero contento ma anche no. I dialoghi con l’uccellino oltre a farmi arrabbiare, mi facevano riflettere molto; forse anche per questo perdevo la pazienza e, con lui, facevo sarcasmo e umorismo non richiesto.
Questi due nuovi non parevano disposti al dialogo. Anche se, osservandoli bene, parevano avere le stesse caratteristiche fisiche del mio uccellino.
Erano poco abitudinari, al contrario del fu; così accadeva che si formassero delle montagnole di briciole qua e là, nel piano del balcone.
Arrivai una mattina di uno degli ultimi giorni estivi, quando tenevo aperta la finestra anche la notte, aperta al cielo e al mondo. All’inizio mi parve tutto normale. La visuale dalla mia solita sedia era la stessa di sempre. Poi pian piano mentre le mie palpebre intorpidite si alzavano come piccole saracinesche cigolanti di un oscuro palazzo, e i padiglioni auricolari si attivavano, mi accorsi che i due uccellini c’erano; probabilmente da un molto e che finalmente stavano dialogando, ma non tra di loro, bensì col basilico.
Mi sentivo un po’ infastidito dal fatto di non essere partecipe diretto della contestazione; perché di quello si trattava; ma non tra loro, pennuti e verdi, che parevano essere d’accordo, ma tra tutti loro e gli umani. Così mi alzai con agitata lentezza e mi avvicinai all’uscita verso l’aria aperta.
Si volsero verso di me, il basilico più lentamente, e scandirono:
- Finalmente arrivi.
Era una trappola.
Ma se un tempo avrei reagito molestandoli, oggi mi si sciolse il cuore e fui contento del loro comportamento.
- Sì, io sono qui, ma di cosa parlate di così importante?
- Di voi umani e delle vostre classificazioni razziste.
Ecco. Servito. Questi qua sono peggio dell’altro. Tali padri tali… Continuarono:
- Nostro padre ci aveva parlato di te e del tuo terrazzino dalle molte sorprese.
- Ah, così mi descriveva?
- Già, e la descrizione ben combacia con quello che abbiamo visto finora e penso che torneremo a trovarti spesso.
- Son contento per voi e per me.
Il basilico a questo punto intervenne:
- OK che siete tutti contenti, ma vogliamo continuare con la discussione? Per favore?
Caspita! Tostissimo anche il verdino qua nel vaso pensai. E rilanciai.
- Che cosa è questa storia del razzismo?
- Semplice, noi basilici e gli uccelli siamo tutti esseri viventi e come tali vogliamo essere rispettati e trattati.
- E’ un discorso un po’ complicato, non pensate?
- Sì, è complicato per te che non sei nella lista degli esseri viventi che sono mangiati ogni giorno. Ma per noi che lo siamo, e parlo anche a nome dei due volatili qua – le due testoline assentirono – è un pochino differente; pensaci quando mangerai una insalata, dei fagioli, del vitello o carne di vacca. Tutti soffriamo, che ti credi?
Il discorso stava diventando difficile e il basilico accalorandosi sempre più, era diventato tutto rosso, e faceva un’impressione! Non sembrava più un vegetale. Per stemperare la situazione rientrai in casa velocemente e, chiudendo la porta, li lasciai là a continuare tra loro; io dissi solo:
- Mi avete colpito, ma non affondato e questa è solo una ritirata per pensare alle vostre sollecitazioni e sono contento di avere degli amici come voi, come tutti voi, grazie della chiacchierata.
Girandomi per un attimo, attraverso il vetro della porta, vidi il basilico sorridere.

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