La Madre, di Andrea Quadrani
La madre aprì la porta della capanna
dando le ultime raccomandazioni al figlio. Era una famiglia molto povera la loro e quella era l’ultima possibilità o almeno lo poteva sembrare. Avevano sempre
avuto fede e suo figlio che l’aveva sempre spinta e spronata, poteva aiutarla
in maniera più concreta, anche se diversa. Era per questo che lo affidava alle
cure di quel Santone, che abitava sulla collina. Lei avrebbe avuto una bocca in
meno da sfamare e lui avrebbe potuto affidarsi a una persona eccezionale. Le
lacrime le aveva già versate tutte a causa delle loro continue sciagure; quindi
lo salutò in silenzio mentre pian piano, si allontanava da lei e andava verso
la Montagna Sacra. Tutti gli abitanti del paese le erano vicini in questa
decisione sofferta; la voce si sparse talmente rapida che anche il Santone ne
venne a conoscenza prima di molti altri. Era davanti all’ingresso della grotta,
che gli serviva da casa, nell’attesa del suo nuovo discepolo. Poco dopo apparve
in fondo alla strada e con un po’ di timore s’inginocchiò ai piedi del santone
che lo tirò su in piedi e lo fece accomodare dentro.
Si guardò intorno; che squallore, pensò,
peggio che a casa mia. Il santone guardandolo intuì i pensieri che gli
affollavano la mente, quindi lo fece sedere e gli disse:
“Non bisogna dimenticare che esiste un
varco verso il cielo ed è là che si può passare con l’immaginazione, con la
preghiera, per raggiungere l’estasi; da tutte le situazioni si può trarre
l’insegnamento giusto, basta saper vedere con gli occhi liberi ed usare
l’intelligenza, la sensibilità, la grazia e soprattutto, l’umiltà; tutte arti
che ciascuno di noi ha. Chi si rende conto di questo, è già unito all’universo
in questa terra. Queste parole sono il mio benvenuto!”.
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