Filosofia della mia scrittura (Andrea Quadrani(


Ringrazio tutte le anime che hanno partecipato, in ogni modo, alla presentazione del libro ‘Spiriti Arguti’ di giovedì scorso. Per chi non ha potuto partecipare, ma anche per tutti gli altri, volevo spiegare un po’ meglio la mia ‘filosofia’ di scrittura descrivendo alcuni aspetti per me fondamentali.
Io non voglio rispondere per altri alle grandi domande della Vita. Ognuno ha la sua risposta e il modo di cercarla.
Io vorrei, semplicemente, trasportare emozioni da quello che ci circonda, alla carta, con l’osservazione accurata di ogni situazione, anima, oggetto o animale che esiste d’attorno a noi.
Per prima cosa, chiamo le persone, anime, perché per me, noi siamo tutti delle anime, con un corpo che le trasporta. L’anima di per sé nasce e resta pura. Viene però attaccata ogni giorno da moltissimi messaggi, veicolati dal corpo, che tentano di intaccarne, la sostanza. Nella maggior parte dei miei racconti, l’anima protagonista o no, riesce sempre a salvare la sua essenza di bontà e semplicità e umiltà. Quindi vince sempre.
Poi l’uso che pare eccessivo, della punteggiatura nei raccontini, serve a sottolineare alcune parole o frasi, e valorizzarle. Per contro molte poesie sono con la punteggiatura assente, anche alla fine. Questo è un modo molto intimo che uso nei versi, che ognuno per se stesso, è per me, punto di arrivo o di partenza di un’altra poesia. Ognuno può partire e veleggiare con la fantasia da ogni parola, e sognare e volare. Così come alla fine; per me non esiste un termine della poesia; essa continua nel cuore di chi la legge, scrive, ascolta.
E l’attenzione. Attenzione a tutto ciò che mi circonda, ogni giorno e che in molti casi è un piccolo miracolo; soprattutto il rapporto con la Natura, che, attraverso ad esempio gli animali, ha moltissimi punti in comune con noialtri. Per esempio l’attenta osservazione del personaggio, che più di altri, appare nei miei raccontini, l’uccellino-mangiatore-di-briciole: arriva sempre planando; becchetta le briciole, anche quelle piccolissime; mangia un piccolo pezzo di fogliolina di prezzemolo; beve dal sottovaso dei gerani; poi va sulla parte bassa della ringhiera, guardandosi attorno e si butta, o cade, come a voi pare; non può fisicamente partire subito e salire; deve scendere e poi salire; una discesa verso l’alto la chiamo io. A me pare che ci siano molte analogie, alla vita di ognuno di noi. Cadere, da soli o spinti; rialzarsi; volare; riprendersi; ripartire; risorgere.
Ecco, in semplicità, il mio pensiero. Il mio ‘credo’ nella Scrittura.
Nella pagina delle dediche del libro, è citato Roberto; un carissimo amico, non solo mio, morto da poco. Gli ho dedicato il libro per due ragioni: perché eravamo amici e perché quando ci si trovava spesso a bere lo spritz, gli chiedevo sempre, se aveva letto i miei raccontini e cosa ne pensava; era, infatti, un grande e intelligente lettore; immancabilmente rispondeva che lui leggeva libri solo di scrittori morti. La posizione è purtroppo inversa, ma, conoscendo il suo fine humor noir, forse un piccolo sorriso, ovunque sia adesso, gliel’ho strappato. 

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