Un dono grande (per entrambi), di Andrea Quadrani
Cammino
nella notte
in
un letto del fiume
asciutto
e polveroso
secco
e arido
il
cui corso tortuoso
è
circondato
da
piante e arbusti
con
colori smorti
o
fintamente
vivi
il
mio camminare
è
lento,
gravato
da pensieri grigi
e
iracondi,
cammino
per camminare
non
per trovare,
gli
occhi guardano solo in basso
seguendo
annusando
la
polvere
sento
che l’alba è vicina
per
via del
gracchiare
molesto
abbondante
e intenso
di
strani uccelli neri
che
sorvolano
la
mia testa
le
gambe mi dolgono
di
continuo
e
sono
costretta a soste sempre
più
lunghe
per
riposare arti e mente
una
sensazione
mi
fa alzare il capo,
una
figura lontana che
avanza
nella mia direzione
mentre
la
luce
dell’alba
irrora
tutto il cielo intorno a
me,
mi
immobilizzo
per
cercare
di
capire
chi
stia arrivando
nonostante
la
figura
sia
distante
si
capisce che
è
un
uomo
cammina
con la stessa
mia
lentezza
e
difficoltà
di
poco prima
e
sicuramente
mi
ha
vista
ma
il
suo incedere
non
cambia
di
velocità
in
nessun modo
riesco
ora a distinguerne
il
volto
e
penso
che
anche lui ci riesca
col
mio
siamo
ormai
molto vicini
i
nostri
corpi
e teste
sono
sempre più ritti
decisi
maestosi
e
forti
è
davanti
a me
ci
osserviamo e poi
ci
guardiamo
ha
occhi
penetranti ma fragili
intensi
e profondi
stiamo
in silenzio
così
in
semplicità
mentre
il sole
aumenta
il suo dominio sulla notte
mi
sento come allacciata
ai
suoi pensieri
intrisa
del
suo desiderio
e
percepisco
che per lui
è
lo
stesso
infatti
allunga
una mano
e
prendendo
la mia
in
maniera delicata
mormora
“anche
io”
mentre
nello
stesso istante
il
sole
è
pieno
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