Teorie, di Andrea Quadrani


Racconto liberamente tratto dalle ‘Novelle dei Pranzi Frugali’ ed. Bergenga, di Erzz Tarromec e Tom Lottaboraboo, 1958 (©)


Davanti all’oblò della lavatrice, seduto su di uno sgabello per avere miglior visuale verso l’interno, osservavo ipnotizzato, le magìe del lavaggio moderno: i lavaggi, i pre-lavaggi, le dosi del detersivo e dell’ammorbidente che lentamente sciolti con l’acqua, si mischiavano allegramente con lo sporco della biancheria; le centrifughe, lente o veloci, per sbatacchiare per bene i vari capi colorati e succhiare dalle loro identità lo sporco che le aveva attanagliate. Peccato non esista anche un sistema simile per l’anima. O forse meglio. Meglio tenerla sporca per aiutare il gran mondo della psicologia e psichiatria a tenersi a galla; altrimenti cosa potrebbero fare gli alunni della dea psichica? Forse, in un solo lavoro potrebbero ripiegare: dietro al bancone di un bar, a spacciare là la loro moneta tanto studiata. Mentre nella mia testa s’inseguivano questi pensieri, la lavatrice con mille rumori e borbottamenti, continuava a svolgere il suo compito; come uno scolaretto non troppo convinto del perché, ma ben convinto del come. Borbottava, il cubo magico dotato di oblò e si apprestava alla fatica finale di quel lunghissimo programma, che il mio dito gli aveva preparato, schiacciando con precisione i tasti giusti: la centrifugona finale. Partiva lentamente e poi in un crescendo inquietante, la velocità aumentava sempre più; pareva che si stesse scuotendo fin dal profondo di essa, e che ogni piccola particella di cui era composta, contribuisse all’accelerazione. Penso che fosse proprio così, osservando tutto ciò da spettatore attento. Mi misi proprio di fronte all’oblò, quando l’accelerazione era massima; i battiti del mio cuore erano anch’essi accelerati; ero là davanti infatti, non per mancanza di attività da svolgere, ma perché dovevo cercare prove su una teoria fantastica, non priva di fondamento; in quei secondi di accelerazioni di tutto, la teoria si avvallò; infatti in fondo al buio roteante, per un solo attimo, davanti alla mia attenzione precisa, balenò una luce fortissima e acuendo bene il fuoco della vista e avvicinandomi col naso al vetro dell’oblò, vidi chiaramente un calzino entrare nella luce e scambiarsi di posto con un tanga rosso, che entrò nella mia lavatrice, come una cometa. Poi la centrifuga rallentò la rotazione e il cubo metallico finì il suo lavoro.
Adesso avevo la certezza che la Teoria era giusta: la lavatrice, e non solo la mia, tutte le lavatrici, sono delle porte che durante la centrifuga si aprono verso gli universi paralleli, scambiandosi gli oggetti più piccoli; da qui spiegata anche la Teoria della sparizione del singolo calzino.
Chissà perché ero proprio soddisfatto e con allegria incominciai a fare altre cose.



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