Come la ..., di Andrea Quadrani


Nel parco ogni tanto li vedo. Anche stamattina ne ho intravisti due, anche se a quell'ora, avrebbero dovuto essere da un'altra parte. La posizione è la stessa dei loro predecessori degli anni '70 e '80 del secolo scorso: seduti sul bordo di una panchina, busto leggermente avanti, braccia scoperte e nelle mani il loro piccolo tesssoro. Da lontano pare proprio una situazione da siringa in vena; per vedere meglio tutto, per volare, per rilassarsi, per vedere elefanti blu che volano nell'aria gialla e si posano sul tuo corpo verde, e magari sul corpo, ci fanno sopra la pipì, almeno così è la sensazione; l'importante è uscire anche se si è già fuori, in senso geografico del termine. 
Anche questi nuovi esploratori di mondi realmente inesistenti hanno la loro siringa: quando sei a pochi passi da loro la vedi bene. La siringa d'oggi ha la forma di una piccola mattonella, metallo sotto, vetro sopra. La tengono tra le mani come fosse un oggetto prezioso; le parlano anche se nessuno ascolta; l'accarezzano e la puliscono, come fosse un'anima reale, che necessita di queste amorevoli attenzioni; la amano? Questo non saprei dirlo; forse sì a patto che dia ciò che vogliono in tempo reale; belle parole queste che si sentono spesso: tempo reale. Come se anche il vivere e il trascinarci in questa valle di risate e di lacrime, non fosse, attimo per attimo, un 'tempo reale'. Sicuramente più 'reale' di quanto non gli dia la mattonella. Eppure eccoli là, soli, su una panchina di un parco deserto, nel silenzio, che parlano, litigano e perfino sbavano su questa nuova droga. Come la precedente sta facendo danni e stragi e come la precedente che si mischiava al sangue attraverso un ago metallico, questa si mischia al cervello attraverso delle onde invisibili, e, ecco il ripetersi del miracolo: tutto è bello, colorato, sano, appagante e fa stare nel gruppo senza esserne lo zimbello perché non 'ti fai' una sana pera con la mattonella colorata. 
Eccola là, l'anima della panchina, ha ricevuto parte della sua dose giornaliera, che è mooolto più ampia dei pochi minuti ai quali ho assistito. La terza o quarta dose a giudicare dall'ora che batte proprio adesso, la campana della vicina chiesa. 
Si alza e cammina verso di me; ci incrociamo col corpo, ma non con gli occhi, ma sbirciando, vedo che l'espressione è seria. 
Allora penso tra me che questa non pare essere e al contempo pare essere, come l'altra.

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