Peperonata, di Andrea Quadrani
Mi vien su. È sempre stato in questo modo, da che posso ricordarmi. Quei piccoli pezzi multicolori. Consistenza semi viscida e profumo incisivo. Così, anche ora, a qualunque ora del giorno assimili, odori, prenda, mi avvicini alla peperonata, l’effetto è sempre quello: vomito. “Mi viene il vomito è più forte di meee” canta il Blasco. Cogliendo l’attimo. Spiegando il gesto.
Anche ora che la peperonata è di fronte a me, pronta, aggressiva, infausta, volgare, sento qualcosa sobbollire nelle mie viscere; qualcosa di represso; qualcosa di forte; qualcosa di soffocato, e, come una esplosione vulcanica, questo ‘qualcosa’, questa valvola sigillata che si schiude all’improvviso, apre la pignatta ed erutta:
vedo anime che tossiscono intorno a me, seminando malattia come untori del nostro tempo, coperti con sciarponi e berretti e maglioni, ma con scarpe da ginnastica, risvoltini e caviglie nude e scoperte;
vedo anime scrivere senza sosta, neanche della mente, noi noi noi, pur essendo entità singole; un continuo e ininterrotto plurale maiestatis;
vedo anime che la mattina scaldano la macchina per lunghi spazi di tempo, ferme, nella loro immobilità finanche celebrale e poi lamentarsi dell’inquinamento dell’aria;
vedo anime decidere che un tale argomento, piuttosto che un altro, debba finire ed iniziare, solo al loro ‘via’ e che tutti si devono adattare e smetterla di “rompere i coglioni”. Le stesse anime che sono sempre contro la volgarità, e la violenza;
vedo e sento rabbia, apparire in molti volti, da molte bocche, sempre state semplici e misurate;
vedo saccenteria e arroganza in molte anime, anche in quelle che dovrebbero gestire per noi, la cosa pubblica;
vedo anime avercela con chiunque;
vedo anime giudicare qualsiasi situazione e se per caso capita, che il giudizio si ritorca contro di loro, prendersela con acrimonia;
vedo anime disoneste, anche ‘solo’ intellettualmente;
vedo anime inquiete, senza respiro, senza vita, senza passione;
vedo anime che pesano guerre, cadaveri, vivi, lotte e Storia;
vedo anime che si preoccupano delle ‘scie chimiche’, dell’inquinamento elettro-magnetico, dell’ingegneria meteorologica e poi viaggiano con l’ultimo modello di telefono, che è stato creato apposta per controllarli;
vedo anime arrabbiate;
vedo anime che volano via;
vedo anime che vendono anche l’amore.
Peperonata. Peperonate. Non giudizi. No.
Sono dell’idea che i giudizi siano la base della disarmonia tra le anime. Ognuna è libera. Nella libertà c’è però la salsa dell’uguaglianza, dell’essere pari, che di dispari ce n’è fin troppi.
I miei non vogliono essere giudizi.
Sono visioni di storture melense, della vita di questa epoca. Che, probabile, sia alla fine. Che sommano nello stesso tempo un pensiero e il suo contrario, come nella mente di uno scienziato impazzito, e, il voler far passare il tutto, come verità; passi se codesta verità è e piace a se stessi; farla però mangiare anche agli altri, porta al fatal stimolo:
ripulsa
rigetto
emesi
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