Tutina, di Andrea Quadrani


Quando si muoveva davanti a me era uno spettacolo difficile da togliere dalla mente. 
Ero seduto sulla terrazza del rifugio. La neve abbagliava con le sue infinite tonalità di bianco. Le anime intorno a me ciarlavano, sorseggiavano, consumavano. E, le più sportive, sciavano e tornavano, sciavano e tornavano, vestite da professioniste di sport invernali: lo sci e il farsi vedere. Un po’ come un inusitato struscio della domenica mattina, nel principale corso cittadino. In mezzo a tutte quelle macchie variopinte, che pareva volassero sulla neve, ricordandomi con rapidi flash, quelle foto al mare delle imbarcazioni volanti sull’acqua per la limpidezza del liquido. Era uno spettacolo affascinante; anche per me, che non praticavo. La vista però delle montagne innevate, del cielo blu intenso, del verde pino, del bianco e di lei, compensavano la mia immobilità fisica; quella mentale invece vagava nella luce della luna piena, ululando alla beltà di una tutina blu e verde e, della meraviglia che racchiudeva. 
Anche giù in città, nella convulsione delle anime, nella vita solita, mi imbattevo ogni tanto nel soggetto di molti miei pensieri. Chissà perché, era solo lassù, in mezzo al candore e al, quasi, silenzio, che il moto del pensiero accelerava e si tramutava in sogni e desideri. 
La tutina aderente blu e verde, aveva i colori sparsi sul corpo, in movimento, una danza, un ballo di visioni, sia quando si allontanava, sciando nelle varie posizioni, sia quando risaliva, sempre solitaria. 
La mia mente ragionava, i miei pensieri volavano, il mio corpo formicolava. 
La tutina invece, magica e serena, eseguiva la sua danza giornaliera, in sincrono, con la natura, tanto che pareva una creatura boschiva, saltata fuori da qualche anfratto del sottobosco umido di muschio. 
Niente più niente meno che una creatura magica, che di magia si nutriva e ne dispensava. 
Io suggevo la sua linfa visuale e ne godevo così in semplicità: le forme sode del suo aspetto; tutti i particolari, anche i più reconditi, del suo corpo; le esalazioni fumose dei suoi respiri ad ogni movimento; i capelli corvini che uscivano dal casco; le mani curate dalla pelle giovane, quando si toglieva i guanti, nelle sue brevi soste; gli occhi verde smeraldo, quando finalmente anche il casco, veniva tolto e si poteva ammirare il viso, con le gote rosa e rosse, il naso porpora, la fronte bianca; e sotto la tutina, sul petto rigonfio, il su e giù del respiro, che da veloce, pian piano si quietava, così come il cuore palpitante. 
Era un quadro di emozioni. 
Una semplice tutina verde e blu.

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