Profumi, di Andrea Quadrani


Cammino cammino con la quadrupeda a fianco, davanti, dietro, a fianco di nuovo; lei presa dalla voglia di scoprire annusando il mondo che la circonda; in qualche misterioso modo la sua voglia passa a me, e estraniandomi dal mondo circostante aiutato dai miei sensi, mi concentro solo su uno: l’olfatto. Dopo qualche minuto, la concentrazione passa e l’olfatto è mio. Per qualche ora l’unico senso che schiude davanti a me il mondo e le sue vicende. 
Il profumo dell’erba bagnata vivido e intenso; il profumo della polvere che si alza, spinto dalle suole delle molte scarpe marcianti sul lungargine; il profumo dei deodoranti e degli shampoo delle anime correnti; il profumo acre e liquido del sudore delle anime galoppanti, profumo diverso a seconda che sia associato o meno ai liquidi e spray di pulizia; il profumo dell’acqua del canale che scorre tranquilla e lenta, profumo terroso, putrido e erbaceo insieme; il profumo dell’acqua della fontanella. 
Il profumo dei chicchi di caffè macinati per creare la bevanda magica; il profumo dei lievitati e delle altre paste e tortine di varia foggia e colore; il profumo del latte che gorgoglia nel suo bricco metallico, sollecitato dalla forza e ardore del vapore rovente di acqua; il profumo delle anime nei bar. 
Il profumo dell’aria, misto di polvere, ferro e petrolio affumicato. 
Il profumo che proviene da una officina per automobili, tipico e riconoscibile sempre; un connubio forte di oli, metallo bruciato, gomma e tessuto bagnato di sudore. 
Il profumo delle ragazze e dei ragazzi che entrano a scuola. 
Il profumo tenue da ambulatorio medico; profumo di medicine; profumo di pulito sterile; profumo di infermieri, di dottori e profumo di anime bruciate. 
Il profumo della strada appena asfaltata; profumo di catrame che entra forte nelle narici, complice la temperatura che sale. 
Il profumo delle biciclette, delle loro gomme e dei telai, di vario materiale, che, rosolato al sole, da al naso stimoli diversi. 
Il profumo inebriante dei tigli in fiore, e delle api che gongolando fanno feste tra i petali. 
Il profumo dell’ambulatorio veterinario; profumo di cani e di gatti; profumo delle anime astanti; profumi delle veterinarie e del cibo ‘premietto’, per l’essere stati docili. 
Profumo del succo di frutta bevuto per ristoro; profumo di pesca vivido e compatto. 
Profumo di erba tagliata; fresco e persistente, che si eleva nell’aria e la rende briosa. 
Profumo di fatica nel ritorno. Profumo di alitate ansimanti della quadrupeda. Profumo di pelo bagnato. Profumo di gioia che si manifesta dai suoi occhi. 
Profumo di foglie e alberi e cespugli, e ombra che rigenera. 
Profumo di fiori di mille tipi. 
Profumo di casa. Profumo di panni sporchi e umidi che tolgo dal mio corpo. Profumo dell’acqua e del sapone che lavano e rinfrancano. Profumo di un accappatoio che mi avvolge. Profumo di riposo. 
Seduto sul divano, ripenso, riprendendomi i sensi accantonati, al cammino fatto, ai profumi e alla vita, alla vita e ai profumi. 
E alle Anime, naturalmente.

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