Illuminazione, di Andrea Quadrani


Essere bassi e con le palle sempre a terra è una maledetta faccenda. Lo so ben io sempre impegnato in attività urticanti. Ma, credetemi, non è quello il problema. E’ semmai chi ti aiuta ad andare avanti ed indietro. Che sia un ragazzo, un uomo, una donna, una giovane, qualche vecchio, un handicappato. Ogni aiutante ha la sua peculiarità ed il suo modo di agire. Io ho avuto la fortuna (?) di averne tanti. Quello più particolare di tutti, di cui vorrei parlare, è stata una simpatica signora un po’ matta. Ciò è quello che dicevano gli altri aiutanti, matta. Anzi “un po’ matta”, che per loro era un alleggerire l’epiteto; secondo la loro logica bieca, esisteva una differenza tra normali, matti e, un po’ matti. Tutte queste distinzioni possono essere giuste per gli altri, ma la signora in questione era effettivamente solo ‘un po’ matta’. Io non me ne lamentavo troppo anzi a volte ero anche contento. Mi portava in giro qua e là, sempre per strade diverse, sempre giri concentrici su determinati luoghi che col tempo imparai a conoscere bene ed a segnare con la mia pisciata ben calibrata. Lei era contenta di me, le piacevo molto; diceva sempre che le ricordavo il suo quarto marito, l’unico che avesse sposato non per i soldi, e mi aveva chiamato proprio come lui: Ugo. Mi prendeva la testolina in mano spesso, cosa che io ho sempre odiato, ma non da lei, davvero, e scuotendola un pochino, mi diceva che sì, le ricordavo Ugo anche dall’espressione degli occhi. Ora, io l’espressione del compianto Ugo, non l’avevo mai vista; spesso sentivo dire dagli altri che noi cani abbiamo certe similitudini con i nostri padroni; ma dire che ‘con lo sguardo’ le ricordavo il marito, beh, questa era proprio divertente, sì, molto comica. La Rita (suo nome di battaglia, tutti la chiamavano così e tutti ignoravano il suo vero nome), Rita dicevo aveva questa ‘fissa’ anche con altri animali quadrupedi o volatili (i bipedi soprattutto quelli maschi, ma molte anche femmine, li detestava quasi tutti); ogni volta che incontrava appunto un animale qualsiasi lo o la guardava negli occhi e ci vedeva subito l’espressione di uno dei suoi mariti o di qualche parente antipatico. Non l’ho mai sentita definire un parente in maniera diversa. Questo sguardo nell’intimo dell’animale, aumentava man mano che la serata si snodava lungo il cammino etilico. Infatti la Rita, cambiava strada solo per motivi di ricerca delle bettole più strane e non trovava la strada successiva per l’aumentare dell’alcol nel corpo. Passi pure se faceva tutto da sola, ma ovviamente le mancava un compagno e mentre la notte si srotolava dattorno a noi, lei mi guardava in maniera sempre più compromettente, e via di ‘mi ricordi anche gli altri talvolta’ e quindi mi metteva una ciotolina davanti al muso e ci faceva versare un po’ degli stessi liquidi che beveva lei. Non è che fosse il massimo del piacere, ma quegli strani liquidi, a volte frizzanti, a volte acidi, a volte solidi, mi aiutavano a cercare di capire i di lei sentimenti e voglie e per un breve attimo anch’io capivo cosa significasse guardare Veramente gli occhi di un essere vivente, scoprendoci dentro qualcosa di unico. 
Illuminazione.

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