Integrazione, di Andrea Quadrani


Era qualche sera che alcuni ragazzotti finto-palestrati (il perché si vedrà dopo), con i loro velocipedi a motore di varie marche, colori e forme, passavano nella via dove vivo avanti e indietro gridando a gran voce, urlando e lanciando epiteti coloriti e saporiti nei confronti degli scarti umani che proliferano nella zona. 
Visto che la maggior parte delle anime qua viventi, ha poco o niente da fare durante il giorno, a parte stare sul balcone a guardare la vita passare, è stato chiaro fin dall’inizio che l’argomento giornaliero è stato nei giorni scorsi sempre quello: come reagire. 
Essendo in un quartiere popolare, con grande presenza di stranieri, tutti con problematiche fisiche e psichiche davvero abbondanti (stranieri e italici uniti nella sfiga), le offese dei ragazzotti hanno colto nel vivo molti. 
Le vegliarde della via sono le più agguerrite; manesche e bestemmiatrici soggiogano con le loro imposizioni verbali e fisiche, i maschi della loro età, e non solo, e sono delle capo-popolo formidabili. 
Giorno via giorno negli scalini fuori dalle case, a tutte le ore le discussioni si sono protratte all’eccesso con soluzioni di tutti i tipi. 
Ci voleva però una svolta per unire davvero tutti, anche gli stranieri. 
Ieri sera la svolta è arrivata: 
i ragazzotti sono arrivati; hanno iniziato a suonare i clacson dei velocipedi fin dall’inizio della via; era la prima volta che lo facevano; decisione molto dubbia; la via dove abito è senza uscita, la si percorre tutta e alla fine c’è un grande spiazzo con aiole e piante alte; a campi non si può andare perché c’è un fossato ancora pieno d’acqua per le ultimi piogge e poi una rete; una volta entrati si può uscire solo tornando da dove si è arrivati. Man mano che i ragazzotti passavano suonando e urlando davanti alle case, gli abitanti uscivano italiani con stranieri e stranieri con italiani, camminando verso la fine della via. I ragazzotti, una decina più o meno sono andati ad accamparsi in fondo a sinistra, scendendo dai velocipedi e andando a pisciare nel fossato; quando si sono girati eravamo là di fronte a loro, una ottantina di scarti umani. 
Non hanno avuto gran scampo: ne hanno prese tante ma tante ma tante ma tante ma tante, e ancora tante che alla fine forse non capivano nemmeno dove erano; i più forti ne tenevano uno e gli altri e altre, stranieri e italiani assieme, giù a schiaffi; alla fine della giostra è stato divertente, e liberatorio. I ragazzotti sono scappati a calci sul sedere, vecchia maniera sempre valida, senza velocipedi. A piedi, vecchia maniera di deambulazione sana e non inquinante. 
I velocipedi rimasti sono stati ‘smaltiti’: sono molti qui quelli che hanno attrezzi di ogni tipo, perfino lance termiche. In circa un’ora di attività, sono svaniti i velocipedi. 
Poi tutti sono tornati nelle abitazioni e fuori son rimasti i soliti vegliardi a ciacolare (chiacchierare) al fresco. 
Che serata meravigliosa! 
Vedremo ora se torneranno o che accadrà. 
Qui le anime se ne fregano bellamente. 
Come sempre.
 
Racconto di fantasia. I fatti ed i personaggi elencati sono frutto della creatività dell’autore e non riconducibili a cose o persone, a eventi reali e non contestuali dal punto di vista spazio/temporale.

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