La vita, quella vera; di Andrea Quadrani


Sentiva un’irrequietezza dovuta all’aver sempre usato troppo il cervello e poco il cuore in tutta la sua vita. 
Sentiva fluire questa sensazione ogni singolo istante. 
La sua vita era stata costellata più di sconfitte che di vittorie, forse proprio per questo motivo. Tante piccole viltà. Tanti compromessi. Tante bugie, soprattutto a se stesso. Tanto orgoglio. Tanto nero. Qual era l’origine di tutto ciò. Ogni tanto se lo chiedeva, solo ogni tanto però. 
L’importante era inghiottire e andare avanti. Questo gli era stato impresso ‘a fuoco’ nell’anima in qualche tempo lontano. Sentiva che era così. 
La sua vita. 
Vissuta forse troppo. Momento via momento in maniera sempre più forte. Sventure comprese. 
Ora seduto in quella stanza davanti ad una finestra senza tende, rivolta verso uno spezzato di piccolo giardino incolto, nell’attesa, aveva l’incoscienza di pensare un modo per espiare. Tornare indietro non si poteva più, anche se la sua vita era un continuo e cattivo sguardo indietro; il presente lo schifava; il futuro a volte lo atterriva e a volte non pareva avere alcun effetto. 
Era seduto là, in quella stanza, come aveva voluto essere solo, lui, nella sua vita. 
A margine. 
Stolto! 
Pensando così che la vita passasse in mezzo e con le cose vere: famiglia, lavoro, macchina, casa, soldi, amore, vecchiaia. Passasse così senza fare nulla di male e nulla di bene. Passasse così senza troppe incertezze. 
Come un lento grande fiume. 
Avendo però in fondo all’anima, nascosto laggiù, ben in fondo, sotto il cassetto dei sogni, incollato in basso, il netto pensiero di avere sbagliato ogni cosa. Ogni singola cosa. Aver subìto la vita. 
Ogni tanto faceva capolino quel cazzo di pensiero, giusto il tempo di fare un po’ di goloso male e poi tornarsene giù a svernare. 
Restava così, lui solo nella stanza, lui solo e la sua vita vissuta; lui solo con la sua vita, quella vera incarnata in sé. 
Le cose non vanno mai come ce le si aspetta, nonostante tutti gli sforzi di fare il bravo bambino. Fa il bravo bambino. Adesso pensava a quella frase. Che significato reale possa avere. Che utilità nella vita vissuta. Che cosa ha significato nella sua vita. 
Là nella stanza i pensieri scendono uno a uno dagli occhi, s’incarnano in piccole gocce di liquido e colano verso il basso. 
Tutti là insieme. Loro, la sua vita, il pensiero, lui stesso; tutto dentro quel dannato lento fiume che scorre quieto e tranquillo. E intanto avanza, scorre e avanza, senza tornare indietro e senza lasciare tracce sulle sponde. 
Cosa sarà mai la sua vita ora? 
Senza le certezze della gioventù. Senza tracce lasciate. Con molti pensieri. Molte anime scontrate e incontrate. Molti troppi errori. Molte illusioni. Molto egoismo sparso e ricevuto. Senza possibilità ormai di redenzione. 
Perché non c’è nessuno che la dispensi. 
Nessuno che la dia così, senza nulla in cambio. 
Forse è proprio questo quello che cerca adesso. Quello che proprio il suo cuore vuole. 
Espiare e redimersi. Nulla fa pensare che entrambe le azioni non siano unite da un duro gioco del destino. 
La sua vita vera nella stanza insieme con lui, è certa proprio di questo. 
Insieme cercano la via giusta. E pensano al modo. E guardano al futuro. E al presente. 
Redenzione. 
Espiare. 
È nella stanza e pensa alla sua vita vera. 
Pensa al suo male.


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