Avventura metropolitana

Questa mattina. Esterno giorno nei pressi della fermata del tram delle riviere. Una giovane donna (dando le spalle alla strada), sta allattando in maniera molto discreta il suo virgulto, seduta al fresco in una panchina di marmo. Butto l'occhio sul quadro e tra me e me sorrido.
Non passa che qualche secondo e si avvicina una tizia inquietante che ad alta voce esclama:
- Ma si può assistere ad una scena del genere in pieno giorno!?
Guardo intorno per vedere se sta accadendo qualcosa di grave; no, almeno non per adesso. La tizia si riferisce alla allattante. E non molla.
- Qualcuno dovrebbe chiamare i vigili, insomma! Perdio!
La gente intorno fa finta di niente.
Mi avvicino alla esagitata col telefono in mano e le faccio:
- I vigili no, ma sto per chiamare il 118.
Mi guarda stralunata. Non sa che dire. La anticipo io:
- Sì il 118 per due motivi: il primo potrebbe essere chiamare la psichiatria e dire che c'è una pazza che grida in strada. Il secondo per aiutarla, perché se non la smette la gonfio di schiaffi come una zampogna!
Il tutto detto con la massima tranquillità, guardandola negli occhi.
Diventa tutta rossa, poi blu, poi verdina, poi altri tonalità. Si guarda in giro come per avere un aiuto. Non ne avrà. Allora lentamente e, finalmente, in silenzio se ne va,
Metto via il cellulare, mi giro e mi trovo davanti la ragazza che ha intanto terminato il rifornimento. Mi dice 'grazie' e mi sorride. Passandomi accanto sale sul tram. Resto qualche attimo fermo e poi vado alla fermata dei bus, sollevato di qualche centimetro da terra; almeno così mi pare.

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