Tiramisù, di Andrea Quadrani


Era forte. Voleva esserlo. Gli altri, sempre gli altri di mezzo, volevano da lei qualcosa in più. In più. Era entrata in quella sostanza nera, gustosa, profumata. In più. Era entrata da piccola e si era trasformata. In più. Non era il suo ambiente, odore di chiuso, di ozono bollito, di metallo scaldato; però era il suo destino; ohhh il suo destino, l’avrebbe cambiata. In più. L’avrebbe alzata verso l’alto e tirata verso il basso. Maggiore il basso, minore l’alto, ma sempre cambiata. Perché alla fine quello che contava era il cambiamento. L’adesione ad una scelta di essere qualcosa, seppur portata e ficcata là da altri. In più. Là. Covata dal caldo della natura che ansimava notte e giorno nei silenzi e nei rumori. Ansimi di vita. per salire e crescere nell’amore. Ami tu? Speranza dell’essere forti, perché altri vogliono così ed essere deboli, perché così appari. Tirami così. Ma non lo sei. In più. Cresci, vivi, ti ergi verso l’alto, mentre tutto tutto ti porta in basso, volutamente, verso la tua vera vita. lo sai che è così. Ti moltiplichi per il loro piacere e la tua natura e li guardi che sghignazzano ai tuoi giochi; che giochi non sono, ma piroette dell’esistenza, per piacere, per piacersi, per amarsi. Sali sali verso l’altezza del tuo Io e per quanto ti protendi pensando alle sole tue forze, la nera sostanza ti spinge su e ti aiuta. In più. Aiuto non ne vorresti. L’orgoglio della salita senza aiuti, ma così cresci protetta, nel tuo limite. Imposto da altri, che a te però piace e sta bene. Sei forte ogni giorno di più e salda. A malincuore abbandoni la debolezza della prima esistenza; te ne ricorderai un giorno. L’aiuto iniziale serviva a volte a volte no, ancora adesso. In più. Sei sempre viva in fondo e alla fine dei giochi, questo conta non altro. Altri. Altro. Sei su, arrivata. Lodi e parole ti circondano, ma tu sei sola. Là nella terra. E sei solo una piantina. Pensa se fossi stato un essere umano.

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