Chiaro ritratto di ragazza del nostro tempo (PS), di Andrea Quadrani

Era una ragazza strana. Sentiva che il cambiamento era in lei, ma comprensibilmente alla situazione in cui non si trovava, ella temeva di ardire al più senza accedervi. Sempre con la persona giusta nelle situazioni sbagliate ma intense emotivamente, che accordavano il suo io di lei, al meglio, senza però dare un significato al variare del procedimento; tutto teso al finirlo. La persona sbagliata nelle situazioni giuste, le piaceva, ma al contempo sentiva lo spessore delle cose, assottigliarsi o ergersi, eheh, verso la perfezione delle scelte giuste. Raziocinio o casualità? Due termini deleteri per chi come lei pensava al potere del partito preso senza esaltazione; così non poteva che giacere nel mantra dell’ovvietà. Per fortuna, la scienziata che era in lei poteva lanciarsi nell’ardire. Essere o fottersene? Mille possibilità si aprivano. Lei lo sapeva che tutto era così, e ne godeva. Ma non come una femmina, bensì come una diligente artista messianica del poter essere senza limiti, pur standoci dentro e limitandoli con azioni precise e raziocinanti. La natura delle cose, che sentiva sua, la portava a cercare e cercare. E trovava e trovava, per fortuna del suo ‘io’ magicamente pompato per poter essere finalmente ciò che ella voleva: una ragazza degna di vivere il presente, fortemente lanciata nel futuro prossimo e venturo, senza lasciarsi sfuggire null’altro che il nulla. E proseguire verso la direzione non sbagliata e la verità delle cose. Ella era alfin contenta e camminante.

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