Per il Lettore Misterioso, primi racconti con un breve accompagnamento, di Andrea Quadrani


Un Lettore Misterioso mi ha chiesto, tramite un comune amico, di postare i primi racconti da me scritti. Il primo racconto del mio attuale periodo creativo è Anilla, già sul blog; scritto circa nove anni fa. Ce ne sono alcuni scritti una ventina d'anni prima di questi nostri tempi. Volevo ritoccarli un po’. Ma mi sono fermato subito. Per onestà intellettuale e rispetto al Lettore, li pubblico così.


Barricadero

Entrò nella capanna con una Bibbia in mano ed un sacchetto di carta nell’altra. Attraversò lentamente l’ambiente povero e lercio. Lo guardavano tutti con un misto tra paura ed ammirazione. Gli occhi erano di un nero profondo e si muovevano in continuazione. Il capo dei ribelli, nella povertà generale, si distingueva dagli altri, per avere addosso un paio di jeans sporchi di grasso ed una camicia che un tempo era stata rossa. Gli altri erano stesi a terra o accucciati. Lui era seduto su una sedia che faticava a stare insieme tanto era scalcagnata, e si appoggiava al tavolo dove era stesa la piantina della prigione. Attraverso la finestra dietro di lui, si intravedevano le povere capanne del villaggio. Non sembravano neppure esserci, tanto forte era la pioggia battente in continuazione. L’ospite si avvicinò al tavolo mettendoci sopra IL Libro e, guardandosi intorno con lentezza, prese la parte bassa del sacchetto svuotandolo sopra la piantina. Tutti sobbalzarono per la sorpresa ma anche per il timore: armi leggere, munizioni, bombe a mano, esplosivo, questo era il contenuto. Prese uno sgabello che gli porgevano e si sedette.
“Allora fratello, sei proprio deciso?”, esordì il capo.
“Sì, hanno proprio passato il segno questa volta!”.
Si avvicinò una giovane donna. Era sempre stata colpita da quello studente gesuita, dalla sua passione per gli ideali e, anche se approvava la decisione di usare la forza per liberare i compagni di lotta, in cuor suo sentiva che c’era un’altra strada; anche se temeva di non essere capita, prese la parola lo stesso:
“Fratello, è vero, i nostri compagni sono stati catturati e adesso li stanno torturando; ma, non si potrebbe tentare un’altra carta, quella della fede? Io credo che possa servire in certi casi credere di avere una fede superiore a quella che si ha. Ne sono convinta. Sono pronta anche a sacrificarmi in prima persona. Quindi se non è un problema, voglio venire anch’io; datemi la Bibbia, io andrò avanti con questa, ed al Signore verrà qualche idea alternativa per evitare un’altra strage. Mi aiuterà!”.
Il giovane la guardò:
“d’accordo! E che il Signore sia con te!”.
Si alzarono tutti insieme e partirono.




L'intervista

L’unico rumore che si sentiva erano i suoi piedi che camminavano nel cortile. Il ghiaino faceva un rumore inconfondibile e visto che era mattina presto, usava quel flebile rumore per svegliarsi. Peccato però che potesse anche trasformarsi in una suadente ninna nanna. Aveva fatto di tutto per quell’incontro. Per la sua carriera, per il suo prestigio era un’ottima situazione riuscire ad incontrare una persona così importante. Così famosa. Avevano mandato lui anche perché sapeva suonare e note ed accordi erano vocaboli familiari. Ma non era fondamentale. Doveva parlare con lui della sua vita privata, per quanto era possibile.
Eccolo là in fondo che si avvicinava, seguito da un codazzo di persone; era un momento davvero eccitante, d’altronde era un artista ancora molto in voga ed aveva una grande esperienza musicale ed ovviamente umana. Almeno queste erano le informazioni che avevo preso su di lui. Gli arrivò vicino e con un sorriso gli porse la mano. Si staccò dal codazzo e camminando avanti e indietro parlarono di varie questioni. Era proprio una persona eccezionale, con quel suo modo di parlare, di vestire, di atteggiarsi; non sembrava proprio quel famoso artista che tutti conoscevano. Alla fine della loro passeggiata, tenendogli la mano, gli lasciò delle parole importanti, quanto vere, niente male per un ragazzotto di provincia diventato re del pop:
“L’uomo sale i gradini di una scala in cima alla quale può trovare qualsiasi verità, la morte o Dio. L’importante è che continui a salire per capire chi egli sia”.




Nel castello

Nel castello c’era un'atmosfera di felicità che riempiva tutte le stanze, tutti i corridoi, tutti i saloni, tutte le ampie e bianche scalinate; era il giorno del matrimonio della figlia del re e tutti più o meno sinceramente si sentivano di dovervi partecipare con felicità. Anche tutti i territori del regno erano percorsi da gente festante. I festeggiamenti delle nozze avrebbero richiamato gente anche dai regni vicini. Quindi tutto era in festa, tutti chiamavano festa.
Solo in una piccola stanzetta nella torre media del castello c’era l’infelicità. Si capiva anche solo guardando il secondogenito del re; un figlio che per i suoi continui cambi di umore, era stato sempre capito male ed in certi casi allontanato dalle felicità familiari. Adesso non sapeva come comportarsi con la sorella. Ma era proprio così strano il suo comportamento? O erano gli altri che non capivano? Mentre i pensieri si accavallavano, guardava fuori dalla piccola finestra e vedeva il mondo sottostante in festa; un mondo in cui lui, ognuno degli abitanti del castello e del regno tutto, doveva sentire il diritto di appartenervici.
Ad un certo punto come colto da un raptus, si alzò, si vestì, e scese rapidamente le scale travolgendo tutti quelli che trovava in mezzo alla sua follia; andò nel giardino del castello, prese il fiore più bello ed andò verso la stanza della sorella. Il cuore gli batteva forte per l’emozione; bussò più volte. La sorella in persona gli aprì la porta, lui riuscì solo ad allungare la mano con il fiore ed a dire piangendo:
“Auguri sorella mia!” 





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