L'uccellino-mangiatore-di-briciole, di Andrea Quadrani

L’uccellino-mangiatore-di-briciole volava alto in quella mattinata calda e afosa. Oggi nonostante il caldo sentiva il bisogno di volare e volare. Appena sveglio, dopo aver scambiato melodie canore mattutine con i propri simili e aver tentato, invano, di comunicare anche con gli umani, si era spazientito e gli era venuta una voglia di moto, che sentiva forte da dentro. Spesso aveva questi impeti. Ogni tanto ci faceva caso, talvolta ci pensava, spesso lasciava che il pensiero volasse via anche lui a fare qualche esperienza in più. Oggi però avrebbe volato. Prima però doveva passare a fare scorta di cibo, in quella terrazza in alto. Era un’abitudine. Aveva capito che l’umano abitante aveva voglia di spezzare la sua solitudine, con la visita di qualche volatile. Quando arrivava, trovava sempre le solite bricioline di buon pane; ogni tanto di pizza e addirittura piccoli pezzi di spaghetti. Ormai a forza di mangiare qua e là, si era fatta un’esperienza di cibo da strada niente male. Quella terrazza in alto gli piaceva per l’ebbrezza di salire su su e trovare sempre qualcosa di diverso. L’umano appena lo vedeva arrivare s’immobilizzava, nel goffo tentativo di non farsi notare. Questi umani e i loro giochetti. Pensano di riuscire a incantare prima se stessi; quando ci riescono, illusi! Provano con gli altri intorno e quando pensano di avercela fatta ancora, iniziano col mondo degli animali. Senza ricordarsi che sono animali anch’essi e che gli animali attuali, sono molto più allenati di loro a usare l’istinto. Chi usa più l’istinto? L’istinto proprio l’istinto. Quel primordiale impeto che ci fa compiere qualunque cosa, prima di essere filtrata da organi pericolosi come cuore e cervello. Il volatile forse pensava proprio a questo quando iniziò a volare su su, fino alla terrazza del ‘buon mangiare’. Le briciole c’erano e l’umano pure. La finestra era aperta. E l’umano era appoggiato allo stipite che guardava fuori. Arrivando di gran carriera l’uccellino-mangiatore-di-briciole atterrò planando e finì davanti all’umano. Che restò immobile tutto il tempo necessario a fare il pieno di dolcezza. Era un sapore dolce, infatti, quello che sentiva il trasvolatore, mentre beccava vigoroso le granaglie da terra. Ebbe la sensazione che l’immobilità dell’umano, stesse per cedere; per non fargli un torto e reggergli il gioco, zampettò fino al vaso dei gerani in fiore, per una rapida sciacquatina del becco. Guardò qua e là, girando la testa rapidamente, fuori verso il cielo e visto che tutto era sgombro, si butto giù. Dopo una planata di qualche istante, iniziò il volo verso il centro della città. Amava il centro della città. Per gli umani che la popolavano e perché volare tra le vecchie case, gli dava uno strano senso di potenza e di pace; non spiegabile. Quindi bello proprio per quello.  

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