Ricerca..., di Andrea Quadrani

Eravamo andati là spinti dalla passione che ci accomunava per il Bello e il Perfetto, anche se il perfetto, ce lo ricordava spesso il nostro ‘maestro’, una volta raggiunto, diventava imperfetto e si doveva proseguire la via. Dicevo che eravamo là spinti e sospinti tra di noi ad avere una serata illuminante; altre volte avevamo cercato la luce in tanti altri posti, ma mai eravamo stati mandati in un luogo con tanti incoraggiamenti e consigli: eseguite questo, prendete quello, saltate là, cercate oltre. Noi quindi consci delle raccomandazioni, eravamo esaltati dalle nostre stesse sensazioni e avevamo solo una parola che ci frullava continuamente dentro le nostre teste beate, la parola della nostra vita, la parola che spingeva il nostro credo, e che spingeva anche quelli che eravamo andati a trovare, la parola che spinge tutto, non solo noi, più che una parola, un’idea, più che un’idea, un’aurea assoluta: la ricerca. Ricerca di noi stessi soprattutto attraverso le sensazioni sensoriali totali: la cromaticità esplosiva di molte componenti; il suono idilliaco degli oggetti scelti e posti sul piano; il piacere primordiale delle dita sulle polpe; il profumo intatto di mille e mille conglomerati; il sapore che partiva dalla punta della lingua per irradiarsi in tutto il palato, fino all’inizio della gola e poi giù giù, in un vortice di piacere che aumentava a dismisura, fino all’orgasmo, sì puro orgasmo, papillare e sensoriale. La ricerca della perfezione del piacere e dello scoprire se stessi in tutto quello che vedevamo, toccavamo, annusavamo e mangiavamo; i bambini che erano in noi, spesso non contenti o troppo contenti, scorrazzavano su e giù per quella tavola dai mille ricordi e dalle mille domande. Cosa significava quello, perché questo è accostato a quest’altro, ecco i sapori di un tempo, ecco i sapori del futuro…ricerca, ricerca ossessionante di una parte di noi che cercava a sua volta e questo in un turbine di sensazioni a volte in un complice contrasto tra loro.
Quella serata particolare, in quel ristorante così prestigioso, dava il meglio di se all’inizio; ne eravamo consci tutti, gli sguardi ammiccanti e le parole fugaci, sorvolavano la tavola con occhi rapaci. Finché non accadde. Il blocco del circolo del piacere, il bastone tra le ruote. Non potevamo, ma non volevamo pensare che la sensazione crescente di bellezza e di bontà potesse spegnersi tutto ad un tratto. Invece sì, il fato e non solo lui a dire il vero, volle così. Ci trovammo davanti ad una sensazione così spietata di non-senso, da esserne spiazzati più che arrabbiati, infatti nei nostri occhi si leggeva soprattutto voglia di spiegazione, voglia di capire…e, la domanda che aleggiava su tutti ma soprattutto su alcuni di noi, la domanda che nei giorni a venire sarebbe stata un tormentone, anche simpatico ma sempre tristemente ironico, era una sola:
dove caspita era il foie gras nei “tortelli al foie gras”? 

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