R, di Andrea Quadrani

Sono davanti allo specchio e mi guardo. Guardo intensamente gli occhi che ho di fronte, fino a quando mi pare che non siano più i miei. Da quello sinistro scende una goccia e da quello destro come per magìa o per copia, anche. Solo due, così fragili appaiono, in questa strana gara in discesa; si inseguono lungo le guance e piano piano si allargano e spariscono ai lati della bocca. Sono riuscite al loro scopo. Hanno lasciato una traccia appena umida. Hanno tentato di farsi seguire dalle loro sorelle, pronte, dietro di loro. Ma le altre sono là immobili che attendono il momento giusto; quale sarà? Difficile immaginarlo; occorre aspettare, aspettare e vedere. Gli occhi però restano lucidi, e oltre gli occhi anche il cuore. Null’altro che lo sguardo nello sguardo stasera mi lega alla realtà. A occhi aperti e poi un po’ socchiusi. Null’altro che uno sguardo, che racchiude quaranta anni di conoscenza di un’anima; un’anima raffinata e dotata di grande ironia e saggezza, senza la quale ci si sente soli, mi sento solo, senza la quale il mondo, nostro, è e sarà da oggi più solo. Grazie Roberto per molte cose e buon viaggio Amico, a rivederci. 

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