La monetina, di Andrea Quadrani


Davanti al super mercato (?), ove di solito mi reco per contendere i pacchetti colorati e assortiti, a una massa incredibile di vecchiette lucidate e ingioiellate per l’occasione (?), staziona ogni giorno un ragazzo nigeriano, fuggito dal suo paese per andare in una terra migliore (?). Fa dei lavoretti all’interno del locale, in cambio di qualcosa da mangiare e aiuta le anime a caricare macchine o biciclette, con gli enormi fardelli consumistici, a volte utili, spesso inutili. Quando la gente esce, gli passa accanto quasi senza vederlo (?), e sì che è molto grosso e dalla pelle nera, è difficile che passi inosservato; ma per un occhio esperto, la difficoltà si supera senza eccessivi problemi; questo almeno è il mio pensiero. La fretta, la fretta, questa nostra continua fretta, non ci permette di avere un contatto umano con i nostri simili; figurarsi con i nostri dis-simili (?). ogni tanto scambio qualche parola con lui, ogni tanto gli do qualche moneta o cartamoneta, ogni tanto niente, ogni tanto gli stringo la mano, ogni tanto gli sorrido, ogni tanto lo evito anch’io, ogni tanto non lo vedo (?), ogni tanto a casa mi pento per averlo evitato o non visto, spesso però rifletto e tendo a giudicare le anime che gli passano d’attorno senza interagire con lui. Come posso giudicarle? Con che diritto? Come posso giudicare la Signora che aveva appena speso più di un centinaio di euro dentro e poi fuori, davanti a lui senza togliersi nemmeno il guanto, gli aveva appoggiato sul palmo nero della mano, una moneta da cinquanta centesimi, chiedendo anche che la ringraziasse e lui rispose con un bel sorriso, che parve non bastasse? Infatti non la giudico. Però ne scrivo.

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