E' tornato! - di Andrea Quadrani


Alla fine dell’anno scorso, le temperature erano particolarmente miti, tali da favorire la porta aperta della cucina, dove mangio, bevo e lavoro. Qualche piccolo refolo d’aria, in combutta con le fessure nelle finestre del resto dell’abitazione, fa dondolare con moto perpetuo, il legno e il vetro della porta. Per una piccola increspatura del pavimento, o polvere? Sì, temo che sia polvere, la porta, non si chiude mai del tutto, ma in un sottile momento, resta là a guardare e guardarsi, e poi ricomincia il moto. Mentre affronto la pulizia dei fagiolini davanti a me, in un silenzio irreale, che godo e a volte tremo, da quassù, al quinto piano, mi viene da buttare lo sguardo verso il vetro; è sporco, vabbè, questa è la prima cosa che la vista percepisce; al di là però percepisco la presenza di qualcosa; è il momento in cui la porta rimane sospesa l’attimo e, poi si riapre; lascio che l’evento avvenga; come un sipario che si apre, appare Lui, l’uccellino-mangiatore-di-briciole. O un suo seguace. O un suo figliolo. Non so che titolo abbia; si comporta come il primo esemplare: senza timore guarda nella mia direzione, trastullandosi con una fogliolina gialla, di uno strano alberello cresciuto quest’anno; giochicchia e mi guarda e, nell’istante in cui sto per alzarmi per andare verso di lui, zampetta lesto lui verso di me; talmente lesto, che inciampa sul piccolissimo gradino d’entrata e cade a pancia in giù; con due colpi d’ala risorge e mi si piazza di fronte, col capino, che si muove veloce, non per paura, ovvio, ma alla ricerca di cibo. Lo capisco anche troppo velocemente, perché in un lampo vola alla mia destra, sopra una lucida mela gialla, e inizia a picchiettarla col becco. Piccoli spruzzetti di polpa e buccia, volano in ogni direzione, ma lui senza alcun problema continua a mangiare. Lo guardo bene. Poi guardo bene la mela, dal suo punto di vista. Mica vorrà mangiarla tutta? Mi si ingrassa tutto in un colpo e poi altro che volare! Lui pare aver captato il mio pensiero, perché si ferma ansimante e dopo qualche secondo articola: 
- Non la mangio tutta, tranquillo! Volevo fare un bagno nel cibo buono e non nelle schifezze che mi hanno sostentato negli ultimi tempi. 
Senza nessuna meraviglia, ma un po’ timoroso, io: 
- Perché? Dove sei stato di così orrendo. 
- Privacy. Risponde 
E si rimette a mangiare. 
Privacy? L’uccellino? Che gli è accaduto che risponde così. È impazzito? Mi accomodo meglio sulla mia sedia, sistemando il cuscino sotto il sedere e quello dietro la schiena. Intanto guardo il pennuto all’opera. Sta mangiando di gusto; pare si diverta. Dopo qualche minuto si ferma. È stanco e anche leggermente ampliato. Emette un flebile ruttino e vola a terra. Zampetta a piedi uniti sul pavimento, compiendo percorsi segreti, che sa solo lui; poi si blocca, si gira verso di me e trilla: 
- Sì, privacy, credete di poterla avere solo voi umani. Avete già tutto, a noi che ci resta? 
E spicca il volo. 
Resto fermo e leggermente stordito; un po’ per la velocità degli eventi, un po’ per il lessico del volatile. 
Non c’è dubbio però: è tornato!

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