Il bastone senza la carota, di Andrea Quadrani


Il bastone senza la carota, sono alcune parole che intercettai alle mie spalle, mentre compievo un rapido giro diurno, per le strade pericolose della città in cui vivo. Pericolose perché era il periodo natalizio. A pronunciarle era un distinto signore, vestito bene, elegante anche nel camminare avanti e indietro. Le parole che uscivano dalla sua bocca erano però, una via di mezzo tra il turpiloquio e le bestemmie (a Dio e agli uomini). Stava parlando con qualcuno che la pensava come lui, di qualcun altro ancora, rispetto a certi euri che gli spettavano e, che non si erano ancora visti. Paventava minacce ad ogni passo sempre più cruente, fino a rasentare il ridicolo: gogna, carcere speciale, sevizie. Ridicolo per assurdo ovviamente. Voi a questo punto penserete: ma questo (io lo scrittore), gli affari suoi non se li fa mai? Eh, cara lettrice o lettore: fui costretto ad ascoltare questa interessante conversazione, perché avevo appuntamento con una anima amica, proprio nello stesso punto, in cui emetteva parole l’incauto personaggio. A ogni parola che usciva dalla sua umida e sbavante bocca, io pregavo che apparisse la mia attesa. Oltretutto il volume della voce del tizio, aumentava sempre più. Sembrava ringhiasse e, a un certo punto, mi resi conto di non essere il solo ad ascoltare. Tutti quelli che passavano davanti a noi, lanciavano occhiate di tutte le tonalità, verso la bocca dell’uomo. Poi emise in un fiato la frase di cui sopra: ‘il bastone senza la carota’; iniziando, subito dopo, un lungo e fastidioso elenco, su come usare il bastone: prima fuori e poi dentro i vari orifizi di quel pover’uomo. E tutto questo per degli euri? Quanti saranno stati può essere il quesito del momento, dell’attimo. Lo scrivo esitando un po’: poco più di quello che probabilmente costava il cappotto che indossava il signore, in quel momento, in quella mattinata nebbiosa, in quel periodo di feste. 
La telefonata si chiuse con i rispettivi auguri di buon Natale (!) e di felice anno nuovo; auguri rituali del periodo. Auguri che gli uscirono dalla bocca con lo stesso tono, lo stesso sibilo, del resto della conversazione. Avvertii un piccolo brivido. 
L’anima che aspettavo finalmente arrivò e dopo i delicati saluti tra noi, ci allontanammo da quel luogo. 
Allontanandomi, mi girai un attimo e vidi che l’uomo ricominciò una conversazione, attraverso il telefono.
Chissà se euri e carote erano ancora i co-protagonisti della conversazione.

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