Eccolo, di Andrea Quadrani


Dedicato al mio caro amico Alberto

… e comunque non credere che accada sempre, che uno si sieda davanti al pc o al foglio bianco, e inizi a scorrere il pensiero, lesto, senza freni di tutte le cose che si hanno in testa. Magari fosse così!  
L’uccellino mi osservava perplesso.  
Intanto una fogliolina di menta, spinta dal vento, gli cadde proprio tra le zampine. Non ebbe grande esitazione; iniziò a pizzicarla col becco, alternando l’azione, con rapide mosse del capino, osservando qua e là.  
Poi, si immobilizzò e:  
- Ti ricordi quando ti trovai quel giorno a fianco a quell’altro umano, che pensava tu parlassi col tuo di uccellino? Che ridere.  
Alzai la testa per guardarlo bene e replicai con voce acidamente pacata:  
- Mi spingi proprio a pensar di mangiare cacciagione oggi?  
- Beh, con me mangi pochino, ti pare?  
- Sono uno che si sa accontentare…  
E rimisi giù la testa sul foglio, mentre nel cervello le idee, si chiarivano con lentezza.  
Non replicò e si mise a saltellare sulle piastrelle chiare del terrazzo.
 
Io intanto scrivevo:  
Parole assennate: quando si cerca di parere chiari o limpidi per il bene di qualcuno o addirittura di se stessi.  
Parole vacue: quando si rasenta la follia di volere ad ogni costo convincere.  
Parole assurde: quante volte dette per poi pentirsi subito dopo.  
Parole bofonchiate: quando la chiarezza non è proprio nelle mie corde.  
Parole dolci: relative a robe che si mangiano o addirittura a anime vicine.  
Parole rette: tentativi di dirigere i pensieri per…
 
- Cosa stai scrivendo di così interessante?  
Misi la penna giù con calma. Alzai la testa verso di lui:  
- Uno studio sulle parole e i loro molteplici usi e significati, in vista di un nuovo raccontino. Certo che la concentrazione, vorrebbe il silenzio.  
- Non sarebbe più arricchente una conversazione con qualcuno?  
- Assolutamente sì. Ma qua in giro non vedo attualmente nessuno con cui dialogare.  
Mi morsi con l’immaginazione la lingua. Pareva non essersi accorto dello scivolone indelicato. E invece:  
- Se vuoi volo via. Disse con un filo di mestizia nella voce.  
- No, anzi scusa, non sai quanto siano importanti gli scambi con te, vivido rappresentante della Natura.  
- Oh, adesso non esagerare!  
- Guarda che dico sul serio. Avessero le persone la possibilità di dialogare e scambiarsi opinioni così diverse. È una fortuna. Ma come tutte le cose che si hanno sottomano, piccole spesso, ogni tanto, perdo l’attimo per gustarle.  
Si tranquillizzò.  
Io dal canto mio mi alzai, andai al vaso del basilico, tolsi una delle foglie più grandi e carnose, mi abbassai alla sua altezza e la misi davanti al pennuto.  
- Grazie, la mia erba preferita. Sei un amico.  
Mi scese una piccola lacrima dal bordo dell’occhio. Rialzandomi ed asciugandola replicai:  
- Anche tu, anche tu.

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