La Missiva, di Andrea Quadrani (da un incipit di Anna per una disfida letteraria)


La busta era completamente vuota. L'aveva aperta con un misto di curiosità e inquietudine, sorpreso da quella strana missiva, e ora la rigirava tra le mani senza trovare una logica spiegazione.  
In realtà la busta era piena, ma all’apertura il contenuto ne era uscito baldanzoso:  
i suoi sogni di gioventù,  
rappresi  
obesi  
colti  
irati  
sguaiati  
pregni  
volati  
seri  
intenti  
scontenti;  
erano usciti dalla busta e ora spalmati sulla parete di fronte a lui, lo guardavano con aria di sfida: era arrivato il momento delle somme della vita.  
Era lei, la dannata vita la mittente di quella busta; per quello oltre che all’apparenza vuota, non aveva nessuna scritta; pesava ma senza scritte e contenuti, come se scritte e contenuti non avessero alla fine un peso sì nella vita sua, come di chiunque. Erano là che lo guardavano, tronfi e ghignanti.  
E lui di rimando li squadrava di sfida, con un leggero umido sull’angolo della bocca, umido di voglia, umido licenzioso, umido volgare; li squadrava e li giudicava. Lui sì poteva farlo, loro non potevano permetterselo; non dovevano permetterselo, questo messaggio cercava di trasmettere con lo sguardo; perché solo di sguardi era quel dialogo, ora, in quella stanza bianca, spoglia, nuda, silenziosa, ossessiva.  
Sguardi e osservazioni.  
Non voleva assolutamente far vincere loro, anche se magari ne avevano il diritto. L’avevano? Forse pensavano di sì all’interno del mondo folle che si crea e si pensa nella gioventù; poi, poi eh, le cose cambiano eccome; la vita cambia, si trasforma, si interseca con altre vite, si sviluppa ed esplode; quello fa; esplodere di candore e di stupore, oppure di altro a suo piacere e volere.  
I sogni possono solo aiutare, spingere, osare; poco altro.   
Per quello la vita poteva mandare tutte le missive che poteva; non avrebbe scalfito per nulla le sue sicurezze, forse malmesse, forse zoppicanti, forse piazzate là alla belle e meglio, comunque sempre e solo sue, come i sogni di gioventù trasformati in sogni della maturità.  
Quindi prese questi ultimi, li sbriciolò all’interno della missiva, così che la vita ricevendoli facesse almeno anche lei un po’ di fatica, chiuse la busta e la mise di nuovo dove l’aveva trovata.  
Poi uscì dalla stanza bianca e andò a cercare qualcosa di colorato da fare.



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