Latte di Amnesia, di Andrea Quadrani
Mi sveglio presto per andare al Grande Ospedale, per seguire ed eseguire un intervento delicato e preparato da qualche tempo. Sono pronta e per niente nervosa, anche se ieri sera ho fatto un po’ di baldoria insieme ai componenti del mio gruppo; nel tempo libero infatti presto la mia voce a una mitica rock band. Lungo la strada ci sono poche macchine; l’alba è ancora lontana e il buio impera ancora sulle case. Qua e là qualche luce fa capolino da alcune finestre: il mondo si sveglia e innumerevoli anime iniziano il loro cammino giornaliero. Mentre ho questi pensieri, come dal nulla appare davanti a me, la sagoma massiccia del Grande Ospedale. Parcheggio facilmente data l’ora ed entro non dalla porta principale. All’interno dell’Ospedale ferve un blando movimento: infermieri stanchi dal turno notturno, addetti alle pulizie, qualche medico, qualche paziente in cerca di chissà cosa. Si avvertono anche odori e profumi tipici di ambienti simili, anche se su tutti prevale quello del caffè delle macchinette automatiche, moderni piccoli bar, dove comunque l’umanità si incontra e parla o sta zitta di molte cose. Passo davanti a questa stanza di dolcezze, umane e non e tiro dritta per andare al settimo piano, sala operatoria numero tre. Non sono la prima, altri sono per fortuna arrivati prima di me; stanno discorrendo sulle procedure, sui modi, sulle possibilità, sui problemi e in più stanno ridacchiando per una serie di battute adolescenziali che il chirurgo snocciola ridendo. Sempre uguale. Faccio qualche passo e vado a prepararmi, dato che sarò io ad avere il primo colloquio e contatto col malcapitato … ops, paziente. Sono concentrata, mi è passato quel torpore che percepivo in macchina, acuito forse dal buio imperante. Qui adesso la luce c’è e persin troppa. Bisogna però che sia così forte l’illuminazione, è importante per noi che operiamo e per lui che è tra le nostre mani. Professionisti al lavoro per aiutare le anime umane, qualunque esse siano. Mi preparo quindi, mi vesto e vado verso la sala pre-operatoria in attesa dell’anima. L’attesa non sarà tanto lunga, perché mi hanno appena comunicato via telefono che il paziente è stato preparato e lo stanno portando su in ascensore. Esco un attimo per avvertire gli altri colleghi e poi torno indietro. Praticamente arrivo insieme a lui in barella e all’infermiere che l’accompagna. Entrano prima loro, poi io. L’infermiere sistema per bene la barella e saluta l’uomo, è un uomo infatti.
- Buongiorno, sono il suo Anestesista stamattina.
È il mio primo parlare.
- Ah sì, ma dov'è il Dottore?
- Ah sì, ma dov'è il Dottore?
Replica lui con un po’ di tremore nel tono della voce.
Iniziare la giornata così, con un bel dubbio maschilista, non è cosa carina. Oltretutto quando ci si rivolge alla persona che deve ‘vegliare’ sulla buona riuscita della tua operazione.
Deve aver colto anche lui questi miei pensieri, dallo sguardo che gli rivolgo distaccato e freddo. Per qualche minuto non proferisco parola mentre eseguo il mio lavoro, poi, come tutte le altre volte, con tutti gli altri pazienti, gli illustro cosa faccio e quali sono le fasi dell’operazione. Lui non proferisce parola. Zitto e con gli occhi chiusi. Riapre gli occhi solo un attimo, mentre spiego che sto per somministrargli il Propofol il nostro anestetico preferito che:
Deve aver colto anche lui questi miei pensieri, dallo sguardo che gli rivolgo distaccato e freddo. Per qualche minuto non proferisco parola mentre eseguo il mio lavoro, poi, come tutte le altre volte, con tutti gli altri pazienti, gli illustro cosa faccio e quali sono le fasi dell’operazione. Lui non proferisce parola. Zitto e con gli occhi chiusi. Riapre gli occhi solo un attimo, mentre spiego che sto per somministrargli il Propofol il nostro anestetico preferito che:
- Sa, noi chiamiamo simpaticamente ‘latte di amnesia’.
Lui serra gli occhi e, mentre il Propofol inizia a fare il suo dovere, un piccolo rivolo di sudore inizia a scendergli dalla tempia destra.
Lui serra gli occhi e, mentre il Propofol inizia a fare il suo dovere, un piccolo rivolo di sudore inizia a scendergli dalla tempia destra.
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