Il collezionista di anni, di Andrea Quadrani

Ero abituato ormai alla gente strana. Non sopportavo però più quella continua sensazione di essere inguaiato in storie malsane con i frequentatori assidui di quel luogo. Perché, perché mi chiedevo, tutto ciò capitava a me e capitava a me in quel periodo? Certo non sono l’unico al mondo che ha questo passatempo. Ci sarà sicuramente, ma vi dico non lo so per certo, qualcun altro o altra eh, non faccio il sessista o il razzista non sta bene eh, che collezioni dicevo qualcosa o qualcuno; sul ‘qualcosa’ sono sicuro che siamo in tanti; sul ‘qualcuno’, eh, di gente infame c’è n’è nel mondo. Bisogna capirli ed aiutarli quando si può; se non se ne vuole sapere: fregarsene e tirare dritto è il modo migliore per scamparla. Io sono andato oltre però, andato avanti, sono avanti, non sono fuori ma avanti sì eh: colleziono anni. Sì avete letto bene, anni e non solo quelli miei, che sono stati simpatici ed intensi, ma anche e soprattutto, quelli degli altri. Incontro gente di tutti i tipi e tutti hanno degli anni particolari che vale la pena collezionare, tenere da parte e usare all’occorrenza; quando si vuole ridere o piangere o fare dietrologia spinta degli errori della vita o delle persone incontrate o del sesso o del cibo ingurgitato. Colleziono anni interi; periodi, mesi, giorni, troppo facile collezionare periodi brevi; in un anno invece accade di tutto, anche momenti in cui non accade niente di particolare; per me anche quei momenti valgono la pena essere tenuti per riscoprirli più avanti nel tempo che sarà. Ho anni di tutti i tipi: pari e dispari, piangenti e ridenti, sterili, vivi, ingenui, vissuti, amati, illusi. Li tengo in vasetti ermetici trasparenti di vetro; stanno chiusi là, al caldo e  da dentro possono osservare, me innanzitutto, il loro custode; quelli che passano; gli infermieri eh; gli psichiatri eh; quelli che vengono apposta per vedere la mia collezione, non me, ormai io non conto più;  la voce si è sparsa e quanti vengono eh, sia per vedere gli anni degli altri, sia per farsi collezionare anni propri. La stanza bianca è piena di barattoli. Risaltano molto con tutto il bianco che mi circonda. Io sono felice di essere utile agli altri finalmente, non solo a me stesso ed a tutti gli anni persi a cercare qualcosa eh; ora ho trovato la mia dimensione eh, e sono contento di averla trovata eh, peccato che in tutto ciò, io abbia perso me stesso eh, ma non la memoria, per fortuna nonostante gli anni passino quella è rimasta: per la collezione e per le pastiglie della sera. 

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