Luce verde, di Andrea Quadrani


Un viaggio lunghissimo. Pareva non finire mai. Sballottato ancora, come da sempre mi ricordo. Frenate e poi accelerate forti. Da strapparti il cuore. Senza possibilità di reagire. Non le forze, ma la mente che blocca. Solo l’istinto mi potrà salvare, mi ripeto in continuazione. Ora pare che siamo arrivati. Si continuava a salire e curvare e salire e curvare. Mi sentivo un po’ girare la testa. Adesso mi sento un po’ meglio. Scendiamo tutti e ci dirigiamo verso. Buio fitto come la vita mi ha pagato finora. Sento odori e profumi nuovi. Qualche rumore lontano non ben definito. Mi fanno entrare nella dimora. Comodità e umidità. E del cibo caldo inaspettato. Qualche carezza, qualche bacio buttato là, come alla rinfusa. Sento la stanchezza che viene su dalle viscere. Sono distrutto. Mi stendo e cerco di chiudere gli occhi. C’è ancora un nulla di luce nel cielo. Una luminosità strana. Quasi una chiamata verso l’infinito. Cerco di chiudere gli occhi, continuando a pensare. Pensieri che volano nella mia testa e pian piano, nel dormiveglia, mi sembra che escano e vadano ad accoppiarsi con le stelle. Riapro gli occhi un attimo, per controllare un rumore diverso dal solito. È buio totale. Qualche luce lontana. Niente luna. Mi alzo un poco. Dietro di me il buio pare più fitto, come se ci fosse un muro. O una montagna. Non so. Non riesco a percepirlo. All’improvviso un dolore acuto mi prende al petto. Non riesco a respirare. Ma è un attimo. La paura si mischia alla speranza di andarmene, così, nel sonno, in semplicità. Mi acquieto. Il silenzio è quasi totale. Qualche fratello animale si aggira nei dintorni. Li sento. Animali diversi dai soliti cui ero abituato. Sono stanco, davvero. Di tutto. Spero che domani sia un po’ migliore. Spero che tutto si plachi, e anch’io. Spero che le persone mi capiscano. Spero di sentire ancora profumi. Spero di vedere. Spero.
Sogno. Dicono che non sogniamo. Sarà. Ma io sogno. Sogno di essere in riva al mare, come mi era capitato da piccolo. Ancora ricordo. La terra soffice e calda. L‘acqua salata e blu. Corro qua e là felice. Mi sento bene, come non mai. La sensazione è che lo star bene si ripercuota in tutto il corpo. Nella testa. Nei pensieri. E sono felice.
Il tempo così passa veloce. Arriva il sole trainando con sé paure e colori. E’ mattina.
Luce verde. Tutto intorno a me si apre ai miei occhi una forte luce verde. E profumi, profumi intensi da tutte le direzioni. E rumori, strani, mai sentiti prima. E voci, candide e gioviali. Ho gli occhi bene aperti adesso. Mi alzo per sgranchirmi un pochino, ma non oso cambiare la mia posizione. Sono in piedi e davanti a me si apre un paradiso di colori, di verde, di piante di tutte le forme, di fiori di tutti i colori, di cielo blu e bianco; tremo, tremo per la felicità, ma anche per paura. Ero abituato a colori scuri notte e giorno; a stare immobile dentro una casa che pareva una scatola; trattato male, sempre. Ora invece persone dall’odore buono sono tranquille davanti a me. Aspettano che esca. Aspetto anch’io. Cosa? Aspetto il coraggio di uscire. So che c’è. Sono terrorizzato. Immobile. Aspetto quasi un motivo. Un aiuto dall’esterno. Aspetto. Aspettiamo.
Poi ecco che le persone buone davanti a me gridano insieme forte: Bartolo! Il mio nome, Bartolo. Bartolo. Bello, musicale, languido. Adatto al tipo di cane che mi sento di essere. Mi faccio forza. Sento che sarà un bene. Mi faccio forza ed esco di corsa. Giro loro intorno scodinzolando varie volte e poi corro e corro e corro dentro il verde a perdifiato. Con le lacrime agli occhi.  

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